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Vale la penna

Immagine del redattoreG.C. Nigres

L'ORA DELL' APERITIVO


Non è l’ora che pensate: Quella della pubblicità con uomini in giacca e cravatta e sventole che sorridono mentre sorseggiano uno Spritz, no.

Quella reale, dove al buffet non è rimasto nulla perché sei arrivato tardi, perché cazzo, il parcheggio in città non lo trovi.

Arrivi al locale e non c’è un tavolino libero. Mangi i ceci che sono avanzati in piedi nell’angolo.

Arriva il tuo amico:

“Ciao.”

“Ciao. Sono appena arrivato anche io.”

Vi fate strada tra ascelle sudate per raggiungere il bancone.

“Due bianchi.”

“30 euro.”

Merda.

Parli del più e del meno.

Non aspetti che entri dalla porta la rossa riccia dello Spritz, la bionda liscia del crodino o la mora mossa dello Jägermeister. Sei solo tu col “Patata” il tuo amico da una vita. Pelato, grasso e privo di ironia. Metti in bocca una nocciolina dal piattino sul bancone:

“Oh, lo sai che hanno analizzato le noccioline dei locali e hanno trovato tracce di urina.”

“Che stai a dì, Patata.”

“È vero, le persone vanno al bagno non si lavano le mani e poi attingono da dove hai attinto.”

“Patà, se continui a parlare trovano anche tracce di vomito. Andiamo fuori, voglio fumare.”

Esci dal locale e analizzi col tuo amico tutti i culi che passano. Nessuno si ferma.

“Ci sentiamo presto.”

“Va bene.”

“Ciao.”

Raggiungi l’auto parcheggiata a due chilometri. Metti in moto e pensi:

Cazzo, non devo più mangiare noccioline.

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