L'ORA DELL' APERITIVO
Non è l’ora che pensate: Quella della pubblicità con uomini in giacca e cravatta e sventole che sorridono mentre sorseggiano uno Spritz, no.
Quella reale, dove al buffet non è rimasto nulla perché sei arrivato tardi, perché cazzo, il parcheggio in città non lo trovi.
Arrivi al locale e non c’è un tavolino libero. Mangi i ceci che sono avanzati in piedi nell’angolo.
Arriva il tuo amico:
“Ciao.”
“Ciao. Sono appena arrivato anche io.”
Vi fate strada tra ascelle sudate per raggiungere il bancone.
“Due bianchi.”
“30 euro.”
Merda.
Parli del più e del meno.
Non aspetti che entri dalla porta la rossa riccia dello Spritz, la bionda liscia del crodino o la mora mossa dello Jägermeister. Sei solo tu col “Patata” il tuo amico da una vita. Pelato, grasso e privo di ironia. Metti in bocca una nocciolina dal piattino sul bancone:
“Oh, lo sai che hanno analizzato le noccioline dei locali e hanno trovato tracce di urina.”
“Che stai a dì, Patata.”
“È vero, le persone vanno al bagno non si lavano le mani e poi attingono da dove hai attinto.”
“Patà, se continui a parlare trovano anche tracce di vomito. Andiamo fuori, voglio fumare.”
Esci dal locale e analizzi col tuo amico tutti i culi che passano. Nessuno si ferma.
“Ci sentiamo presto.”
“Va bene.”
“Ciao.”
Raggiungi l’auto parcheggiata a due chilometri. Metti in moto e pensi:
Cazzo, non devo più mangiare noccioline.
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